L’ambizione di questo progetto triennale, composto da 18 partners, è di definire standard, protocolli e operatività in grado di incoraggiare strategie di conservazione della rete di medi e piccoli musei sparsi nei 27 paesi facenti parte della Comunità Europea. Si parla di una rete di 190.000 istituzioni che hanno la missione di conservare e valorizzare le collezioni ma, come ben noto, hanno difficoltà a implementare strategie volte alla conservazione preventiva principalmente per carenza di fondi e personale specializzato e per scarsa capacità di creare rete e confrontare esperienze e modelli gestionali.
Per questi motivi Collection Care si propone di facilitare un percorso globale di revisione di questo modello, suggerendo una serie di supporti in grado di definire protocolli e strumenti tecnologici atti a sostenere l’attività del singolo museo, rafforzandone le strategie di conservazione preventiva. E’ infatti evidente a tutti che il degrado, nelle sue tante manifestazioni, ha quasi sempre origine dal continuo scambio fra il manufatto e l’ambiente che lo circonda e pertanto ogni atto volto a contenerne l’ampiezza e la frequenza è auspicabile.
Il tema della sostenibilità, analizzata nei suoi singoli aspetti, ha indirizzato tutte le scelte, sia quelle tecnologiche che dei servizi e modelli di gestione.
Ma la novità assoluta è l’ambizione di proporre un modello in cui informazioni, dati microclimatici, protocolli di monitoraggio, ecc., possano essere condivisi da tutte le istituzioni favorendo quindi la costituzione di una rete di gestione. Unificare linguaggi, operatività, analisi dei dati porta a un duplice vantaggio: da una parte il Museo si alleggerisce di costi il più delle volte insostenibili e di risorse umane dedicate senza perdere il controllo gestionale, dall’altra la comunità accede ad informazioni che potrebbero tornare utili per definire strategie razionali di conservazione preventiva.
Accedendo al link http://www.collectioncare.eu si possono leggere tutti i numeri, gli obiettivi e la composizione del gruppo di lavoro. Di seguito solo alcune brevi note atte a meglio comprendere la struttura a la missione di questo complesso progetto.
All’Università Politecnica di Valencia è affidato il compito di coordinamento delle varie attività dei 10 Working Groups secondo un preciso cronoprogramma e con obiettivi da conseguire e rendicontare con documenti di verifica e controllo periodici.
Alla nostra impresa è stato affidato il compito di selezionare 220 manufatti in 8 differenti musei, diversi per la composizione delle collezioni e dei modelli gestionali. I manufatti selezionati appartengono a quattro tipologie di materiali: dipinti su tela, legno, carta e metalli.
Questi oggetti, schedati secondo criteri condivisi con altri partner e con un gruppo di ricercatori e scienziati aventi funzione di advisor e controllo della qualità dei contenuti tecnico-scientifici, saranno monitorati e controllati durante l’intero tempo della sperimentazione.
Essa prevede l’impiego di una nuova generazione di sensori progettati per rispondere agli obiettivi prefissi di sostenibilità e facilità di utilizzazione. Costi contenuti, lunghissima vita delle batterie, versatilità d’impiego e ottimizzazione dei sistemi wi-fi di raccolta e successiva trasmissione dei dati ad un unico Cloud disegnato sulle esigenze del progetto sono alcuni degli aspetti principali.
Il modello gestionale che si intende proporre dovrà convogliare tutti i dati disponibili ad un database in grado, successivamente, di fornire elaborazioni di diversa natura e interesse quali quelle della produzione di modelli predittivi di degrado in funzione dei materiali costitutivi, del loro stato di conservazione, della loro collocazione (esposizione, deposito, prestito e trasporto).
I sensori misureranno i parametri di Umidità Relativa, Temperatura, Luce, Inquinanti e Vibrazioni. La loro dislocazione all’interno di sale espositive, depositi e su opere in transito è oggetto di uno specifico segmento del progetto che dovrà produrre un documento/protocollo, detto Green Paper, nel quale inserire, oltre alle raccomandazioni internazionali, le procedure e gli standard necessari elaborati da fisici ambientali, specialisti di meccanica e degrado e da conservatori/restauratori.
A tal riguardo è importante sottolineare la positiva interazione che si va rafforzando fra i diversi centri di ricerca universitari coinvolti, le istituzioni museali e le imprese che forniscono specifiche competenze e tecnologie.
Altri gruppi di lavoro si dedicano ad aspetti specifici quali la progettazione, produzione e verifica dei sensori, alla ottimizzazione delle comunicazioni wi-fi e controllo remoto, all’architettura del Cloud in funzione degli obiettivi e degli schemi funzionali del progetto.
Segmenti specifici del progetto prevedono dimostrazioni e istruzioni pratiche volte a facilitare la trasmissione delle competenze ai singoli fruitori, mentre altri affrontano la gestione della comunicazione delle varie attività e la diffusione e promozione in termini di sfruttamento commerciale.
Il progetto, nella sua fase di messa a punto e verifica delle soluzioni adottate, si avvale della disponibilità e collaborazione di sei musei con collezioni e condizioni ambientali diverse fra loro e di due altre piccole istituzioni aventi funzione di sperimentazione dei protocolli individuati. Nel sito è possibile conoscere queste singole realtà, l’eterogeneità dei materiali conservati, la loro storia e le loro necessità in termini di conservazione preventiva.
La CBC ha contribuito a questo complesso progetto portando la sua capacità valutativa, la conoscenza dei materiali costitutivi e del loro degrado e il bagaglio di esperienze dedicate alla conservazione preventiva acquisite nel corso del tempo consultabili sul nostro sito.
In conclusione vorremmo ringraziare tutti i colleghi che abbiamo incontrato durante i nostri sopralluoghi e incontri tecnico-organizzativi per il calore con cui ci hanno accolto. Stiamo imparando tante cose nuove, cerchiamo di adeguarci a linguaggi e schemi relazionali complessi e spesso diversi dai nostri, migliorando le nostre competenze scientifiche e linguistiche.