Il restauro ha interessato tutte le superfici decorate e le opere mobili della Chiesa, costruita tra il 1626 e il 1631 per volere di Urbano VIII. Il lavoro di restauro è iniziato dalla navata centrale per spostarsi poi alle cappelle laterali, in modo da lasciare sempre agibile ai fedeli lo spazio del coro, dove si svolgono le funzioni.
Dipinti e decorazioni murali: al centro della volta l’Assunzione della Vergine di Liborio Coccetti, dipinto a calce del 1796; i partiti decorativi settecenteschi della navata e del presbiterio sono stati ridipinti a tempera in un importante restauro del 1882. Nel 1925 Alessandro Antonelli decora la lunetta di controfacciata, dopo la rimozione della grande tela della Navicella di Pietro, copia seicentesca del mosaico di Giotto; nel 1926, per il settimo centenario di San Francesco, Giuseppe Carinci decora le cappelle laterali, mentre la Direzione del Fondo Culto provvede al rifacimento della navata centrale dal cornicione in giù; più recentemente (1948, 1970) si eseguono nuovi restauri e si ridipingono intere cappelle anche con colori a smalto e con decori seriali a stencil.
Monumenti e manufatti in marmo: l’altare maggiore, costruito in parte con marmi provenienti dalla fabbrica di San Pietro, è del 1628, come il ricco ciborio in marmi policromi; nelle pareti iscrizioni e monumenti di epoche diverse, alcuni eseguiti con marmi di riuso, quali fronti di sarcofagi romani; nel 1928-29 sono rifatte in marmi policromi le parti inferiori degli altari delle cappelle, nel 1948 la zoccolatura marmorea del presbiterio e delle cappelle; il pavimento contiene lastre tombali di epoche diverse entro cornici moderne in bardiglio.
Manufatti lignei: gli altari delle cappelle e il pulpito intagliato e intarsiato sono opere seicentesche, come le belle cancellate delle cappelle; di epoca diversa i confessionali e le cornici di tutti i dipinti; sono stati restaurati anche due crocefissi policromi del XVI e del XVIII secolo.
Dipinti su tela: si sono svolte operazioni di restauro o di manutenzione su tutte le pale seicentesche degli altari laterali (Domencio Zampieri, detto il “Domenichino”, Giovanni Lanfranco, Andrea Sacchi, Sebastiano Conca, ecc.), sui dipinti via via aggiunti nel corso del XVIII secolo, sulla grande tela dell’altare maggiore, copia ottocentesca del dipinto del Lanfranco, distrutto da un incendio nel 1813.
La sfida di questo intervento, e al tempo stesso il suo straordinario interesse, è stata l’opportunità di affrontare in un intervento organico l’intero apparato decorativo di un edificio, segnato da continue manomissioni, aggiornamenti ed aggiunte, esperienza che difficilmente si offre al restauratore. La pratica di addobbare la chiesa nelle festività con tendaggi e lampade ad olio, interrottasi solo nel 1950, ha causato incendi che hanno lasciato tracce di bruciatura negli altari lignei, lesioni traumatiche in alcune tele, mentre intonaci e stucchi sono costellati di scalfitture, di graffi e di migliaia di chiodi; le decorazioni, continuamente riprese con tempere di qualità via via più scadente e poi anche con colori a smalto su base di cementite, si presentavano disordinate e illeggibili, rendendo poco decorosa l’architettura stessa della chiesa. Si è ovviamente conservata la veste ottocentesca della volta della navata, mentre dal cornicione in giù si sono dovuti alleggerire i rifacimenti novecenteschi che avevano appesantito le nervature architettoniche, in modo da restituire una veste unitaria della navata.
Nel presbiterio la pittura ottocentesca era celata da riprese novecentesche che hanno subito alterazioni irreversibili nelle luci, con effetto di chiaroscuro al negativo e perdita della profondità delle nervature architettoniche. La rimozione di tempere a colla da stesure sempre a colla si è rivelata complessa e la soluzione ha comportato un intervento integrativo più esteso della norma. Nelle cappelle laterali si è conservata la veste del 1926, limitando la rimozione a poche riprese più recenti. I bellissimi altari lignei, più volte restaurati con arricchimenti di dorature negli elementi decorativi, sono stati ricondotti alla più sobria veste seicentesca, giocata su una bicromia del legno, patinato in scuro-nero nei capitelli e negli intagli decorativi. Complessivamente attraverso le operazioni di pulitura e di reintegrazione si è teso a restituire leggibilità alle linee architettoniche, mentre l’accurato restauro di arredi e dipinti ha fornito nuovo decoro all’ambiente. Si è trattato anche di una eccezionale palestra per verificare la capacità delle due imprese associate di condividere le scelte e lavorare in modo omogeneo.
Dott. Giorgio Leone, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma; Dott.ssa Angela Catalano, Dott.ssa Alessandra Montedoro, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio
Lavoro svolto in qualità di impresa mandataria in R.T.I. con il R.O.M.A. Consorzio
Pasquale Rizzi, Roma; Rosanna Coppola e Marco Santancini (CBC)
Arch. Alessandra Di Tommaso; per il rilievo del pavimento marmoreo Arch. Daniele Taggiasco
Mappatura CBC e R.O.M.A. Consorzio; trasposizione su supporto informatico StudioCyan
Eredi Tabuani geom. Alberto s.r.l.